TAMARINDO
La sua altezza arriva fino a venti metri, quindi è da considerarsi un albero a tutti gi effetti e fa parte della famiglia delle cisalpiniacee. Ha foglie persistenti con 10-18 foglioline di colore verde pallido, glabre, che si richiudono di notte. Il frutto è un legume bruno lungo fino a 10 cm con polpa carnosa e appiccicosa commestibile. È originario delle antille e bahama ed è stato introdotto in Europa dagli spagnoli. Viene coltivato anche in messico. Il nome è di tipo arabo e vuol dire dattero dell’india (tamar bindi) sebbene non sia originaria ne dell’India ne tanto meno imparentata con i datteri ed era una spezia molto popolare nel medioevo.
Le proprietà del tamarindo sono un efficace lassativo molto zuccherino ed è adatto anche in caso di stitichezza negli organismi più deboli come nei bambini e negli anziani, grazie al suo contenuto di pectine e di acido tartarico. Possiede anche proprietà dissetanti, rinfrescanti, depurative, epatodetossicanti e anti vomitive. Può essere usato negli stati febbrili grazi alle sue proprietà antipiretiche così come viene utilizzato nei raffreddori. Per uso esterno viene utilizzato nei colliri per ridurre le irritazioni agli occhi, nelle ulcere e per la cura dei reumatismi. Nell’industria farmaceutica, oltre che per produrre colliri viene utilizzato come dolcificante nei preparati che hanno un sapore sgradevole.
I principi attivi sono acidi organici, zucchero invertito, acidi tartarico, malico, citrico e i loro Sali; pectine, mucillagini e gommoresine, potassio e piccole quantità di terpeni.
È utilizzato per la cura del raffreddore, tosse e febbre diluendo quattro cucchiai di sciroppo in una tazza di acqua calda e aggiungendo un cucchiaio di miele prendendolo dopo i pasti principali. In alternativa si possono bere due o tre tazze di infuso oppure di decotto sempre dopo i pasti. Per stitichezza e stipsi acuta e come normale rinfrescante per l’intestino assumere quindi venti grammi di polpa disciolta in acqua calda, mentre per ottenere una azione lassativa raddoppiare la dose di polpa al giorno. si può usare anche il decotto in misura di due quattro tazze al giorno a digiuno prima di aver fatto la colazione. Nei casi di stitichezza cronica, preparare un infuso diluendo 20 gr di polpa di tamarindo in 250 ml di acqua e aggiungendo 10 gr di manna e 10 gr di scorza di limone lasciando il tutto in infusione per un 20 minuti, quindi filtrare e assumerne tre tazze al giorno. Per il depurativo di fegato e reni bere due tazze di infuso due volte nel corso della giornata preferibilmente dopo i pasti.
Per le preparazioni abbiamo la polpa che si prepara stemperando la polpa in una pari quantità di acqua bollente e poi passandola al setaccio non di ferro. Raccogliere il passato e cuocerlo a bagnomaria finchè assume una consistenza pastosa. Conservare in un luogo fresco e in bottiglie di vetro scuro. Per l’infuso mettere 30-50 gr di polpa in un litro di acqua bollente lasciando riposare il tutto per una oretta, quindi colare, coprire e conservare in luogo fresco. Per il decotto far bollire 20 gr di polpa in un litro di acqua per 15 minuti fino a ridurre di un quarto il volume, quindi lasciare intiepidire e colare. Per lo sciroppo sciogliere lentamente a fuoco basso 100 gr di polpa di tamarindo, 250 gr di zucchero e 20 gr di acido citrico in 300 ml di acqua quindi bollire il tutto per 10-15 minuti poi filtrare e lasciar raffreddare. Diluire a piacere prima di berlo.
È sconsigliato l’uso del tamarindo a chi ha problemi di anomalie fermentative intestinali. Attenzione anche alle sofisticazioni.